La seconda ondata della pandemia, con le sue nefaste conseguente sugli scenari economici e sociali, si fa più aggressiva proprio nel momento in cui iniziavano a manifestarsi segnali vigorosi di ripresa.

 Alla Conferenza sulla finanza e l’economia locale, tenutasi a Roma dal 26 al 28 ottobre 2020, IFEL(1) ha documentato una importante tenuta della spesa per investimenti del Settore Pubblico Allargato e, al suo interno, una ottima performance dei Comuni che, con 8,2 miliardi di euro (137 euro pro capite), hanno alimentato nel 2018 il 19% dei 42,6 mld € di investimenti del Settore Pubblico Allargato, ponendosi così come i secondi investitori pubblici.

La buona notizia è che l’andamento del 2020, nonostante la pandemia e forse proprio grazie alle importanti iniezioni di risorse di questi mesi, sta confermando i dati del 2019, che avevano peraltro già segnato un incremento del 17,4 % rispetto al 2018.

Il Rapporto allarga lo sguardo anche sui prossimi anni, prendendo in considerazione le future disponibilità derivanti dai fondi comunitari di coesione e da quelli previsti dal NGEU (New Generation Europe) 21-25.

I Comuni potrebbero disporre di 42,2 mld € di investimenti aggiuntivi entro il 2030, con i quali essi potrebbero generare un  valore aggiunto pari a 47,9 mld €, ossia il 2,9% del PIL ed attivare  916mila unità lavorative, ossia il 4,1% degli occupati.

Tutto bene e tutto facile quindi?

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