C’è una scadenza che agita la scena politica lombarda: non tanto quella mediatica – perché non si tratta certo di vicende da prima pagina – quanto quella degli “addetti ai lavori”, dei politici, degli amministratori e degli osservatori.

Stiamo parlando delle elezioni per il rinnovo del Presidente e dei Consigli provinciali, in calendario per il prossimo sabato 18 dicembre: tornata elettorale che, a livello nazionale, riguarda 31 Province che andranno al voto per l’elezione del Presidente di Provincia e 75 per l’elezione dei Consigli Provinciali.

In Lombardia, l’appuntamento riguarda Province importanti quali Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio, Varese.

Si tratta per lo più di elezioni rinviate di un anno a causa del Covid e che, essendo elezioni di secondo grado, prevedono quale corpo elettorale attivo i Sindaci ed i Consiglieri comunali dei Comuni del rispettivo territorio provinciale.

Per capirci, in queste elezioni sono chiamati al voto, ad esempio, 2572 bresciani, 837 elettori mantovani e circa 900 valtellinesi.

Il sistema di voto è ponderato e quindi premia i “grandi elettori” dei Comuni capoluogo e più popolosi, che possono quindi risultare determinanti negli equilibri locali.

Stante la sfasatura temporale – i Consiglieri restano in carica due anni mentre la durata del mandato del Presidente è di quattro anni – in taluni casi si eleggeranno contestualmente Presidente e Consiglio (è ad esempio il caso di Pavia e Bergamo), in altri il Presidente viene a scadenza nel 2022 o 2023 (es. Brescia e Sondrio) e si procede quindi al rinnovo dei soli Consiglieri provinciali.

Come si vede, l’elettorato attivo e passivo coinvolto ed il procedimento elettorale piuttosto complesso rendono quella delle elezioni provinciali una “partita” politica a bassa intensità mediatica, ma ricca invece di implicazioni politiche e programmatiche.

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