Appuntamento elettorale di rilievo nel prossimo fine settimana: per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre, circa 12 milioni di elettori sono chiamati alle urne e di questi oltre due milioni (2.268.617) sono lombardi, residenti in 237 Comuni.

Solo due sono Comuni capoluogo (Milano e Varese) e venti quelli con oltre 15mila residenti: per i restanti 215 il Sindaco sarà eletto già al primo turno.

La provincia con più Comuni al voto è Bergamo con 38 centri, segue la provincia di Varese con 33 e Pavia con 28. La città metropolitana di Milano e Monza guidano invece la graduatoria delle città con più elettori. Nel milanese su 24 Amministrazioni da rinnovare 8 hanno più di 15mila abitanti.

Le sfide che occupano le prime pagine sono quelle delle grandi aree metropolitane da Milano a Torino, a Bologna, Roma e Napoli: non meno utile tuttavia è prestare ascolto a quanto accade nell’Italia e nella Lombardia “minori”.

Sul piano più propriamente politico – partitico, si osserva che l’ampiezza della coalizione che sostiene l’attuale governo, da un lato, e le dinamiche difficili e divisive in essere all’interno dei due poli di centro-destra e centro-sinistra, dall’altro, hanno reso sempre più problematica la connotazione politica del processo di formazione delle liste elettorali.

E sarà conseguentemente più azzardata la lettura degli esiti in termini di politica nazionale.

Ciò che comunque sempre si raccomanda, ovverosia di non attribuire un significato direttamente politico – nazionale ai risultati delle elezioni amministrative, ancor più dovrà valere in questa tornata, marcando con ciò un’autonomia ed una specificità del voto locale, il che “forse non è nemmeno un male” (1).

Queste incertezze ed oscillazioni del quadro politico hanno pesato certamente anche nella realtà dei piccoli Comuni, accentuando il fenomeno delle liste civiche e del “travaso” di personale politico dall’uno all’altro schieramento nonché all’interno di essi.

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