Si è già segnalata nei precedenti interventi la duplice centralità che la P.A. italiana si trova a giocare in questo passaggio della politica nazionale.
Essa si pone cioè quale leva essenziale per la definizione progettuale e per la concreta attuazione del Recovery Plan ed è oggetto al tempo stesso delle tre riforme chiave (Pubblica amministrazione, Semplificazioni e Giustizia) indicate dal Ministro dell’Economia Franco come base per lo stesso Piano: una scelta che discende anche da esplicite raccomandazioni della Commissione Europea.
Gli Enti locali, in particolare, saranno chiamati dal Recovery Plan ad uno sforzo realizzativo aggiuntivo che si tradurrà inevitabilmente in un incremento del carico amministrativo.
Si tratta di un ruolo che gli stessi Enti reclamano con forza, potendo mettere all’attivo delle performance di spesa e di investimenti di tutto rispetto (+ 30% di progetti attivati tra il 2018 e il 2019; + 27 % di procedure di affidamento di lavori pubblici dal 2013 al 2019), che non trovano riscontri negli altri settori dell’Amministrazione.
Ma gli Enti locali, i Comuni in particolare, in quali condizioni arrivano a questo appuntamento?
Lo possiamo leggere nella eloquente Nota Il personale dei Comuni per la competitività del Paese(1) che ANCI ha sottoposto, giorni or sono, al neo-ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta.
I dati parlano da soli: nei Comuni italiani lavoravano nel 2019 solo 361.745 unità, a fronte dei 479.233 del 2007, con un decremento di 117.500, quasi il 25% in meno, numeri che non conteggiamo le fuoriuscite più recenti, legate in particolare alla misura c.d. “quota 100”.
I dati dicono anche di un drammatico invecchiamento, legato al blocco del turn over e al mancato accesso di nuove leve: solo il 18% dei dipendenti ha meno di 45 anni, mentre 67 lavoratori su 100 ne hanno più di 50.
Una caratteristica che si accentua nel caso dei dirigenti: infatti solo il 13% dei dirigenti ha un’età inferiore ai 50 anni.
La caduta del numero di dipendenti comunali si misura anche nella riduzione del numero di addetti per abitante, che è passato da 8 a 6 dipendenti ogni 1.000 abitanti nel periodo 2007-2019.