Da quando il governo della cosa pubblica è andato oltre la mera assertività del potere sovrano ed ha dovuto inglobare conoscenze e competenze specifiche per assicurare la propria efficacia, a fronte di una società che è andata facendosi sempre più complessa ed articolata, si son poste le premesse per una inevitabile dialettica tra la dimensione politica e quella tecnica del governo stesso.
Al di là di tutte le discussioni e recriminazioni, l’esperienza ci dice che si tratta di una tensione “strutturale”, in cui il punto di equilibrio ottimale non è dato una volta per tutte, bensì affidato agli sviluppi dinamici nei diversi contesti.
La tensione ha trovato peraltro ulteriori motivazioni man mano che le tecniche di governo e l’attuazione delle policy hanno inglobato livelli crescenti di complessità giuridica, finanziaria e tecnologica: questo mentre i processi di selezione e acculturazione delle élites politiche non hanno assicurato un corrispondente incremento del loro livello qualitativo.
Nell’ambito delle moderne democrazie, spiccano la centralità del potere legislativo ed esecutivo legittimati dal mandato elettorale ed il carattere fisiologico dell’alternanza delle forze politiche al governo: la garanzia di continuità dello Stato è incarnata invece dal sistema costituzionale delle regole e dalla stabilità e tendenziale neutralità delle strutture burocratiche, espressamente chiamate peraltro a concorrere all’attuazione dei programmi politici premiati dagli elettori.
Si può dire che le democrazie contemporanee oscillano costantemente tra due estremi: l’uno caratterizzato dalle tentazioni tecnocratiche di far prevalere – più o meno surrettiziamente – le priorità e le logiche delle tecnicalità, l’altra delle tentazioni egemoniche del comando politico, che mal sopporta forme di controllo e contrappesi.
E così il dibattito scientifico e la polemica politica si sviluppano, denunciando di volta in volta il rischio del mancato rispetto del mandato elettorale e della volontà dei cittadini e l’opposto rischio del misconoscimento delle competenze e del merito delle strutture burocratiche in favore di pratiche di asservimento clientelare.
Una forma di compromesso tra le due istanze è notoriamente rappresentata dallo spoils system, tipico dell’esperienza americana ma che ha trovato numerose e diversificate forme di declinazione altrove ed anche nel nostro Paese.